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 Dicono che la morte sciolga

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Corrado Buscemi, scrittore sanbonifacese e il Giallo del Palladio

agosto 2008

Corrado Buscemi nasce ad Avola (Sr) il 12 gennaio del 1940. Il padre, segretario comunale, vinse nel 1935 un concorso nazionale e fu ad Udine. La madre, incinta di Corrado, scelse di partorire in Sicilia, vicino ai famigliari. Dopo sei mesi, tornarono ad Udine per riunire la famiglia. Nel ’45 il padre chiese l’avvicinamento e tornarono ad Avola. Qui studiò fino alle medie. A 18 anni partì per Parma dove conseguì la maturità classica e si laureò in medicina. A 25 anni era già occupato presso l’ospedale di San Bonifacio prima come assistente generico e poi specializzato in oculistica.

 

Corrado Buscemi e Paolo Maria Coniglio a Radiogoccioline
Corrado Buscemi e Paolo Maria Coniglio a Radiogoccioline

Si autodefinisce un “esordiente nella letteratura attempato”. Domenica 14 settembre Corrado Buscemi ha presentato la sua opera alla mostra del libro a Cologna Veneta incontrando così i suoi lettori. Si tratta di un’assoluta novità letteraria per quanto riguarda gli scrittori delle nostre terre, poiché il libro, intitolato “Il sigillo del Palladio” è un giallo che racchiude un florilegio di sensazioni e suggestioni. Come nasce l’idea di scrivere un giallo sul Palladio? “Sono un grande appassionato di storia, della cultura in generale e dell’architettura di Andrea Palladio. In verità ho già scritto dei saggi su un paio di personaggi storici di San Bonifacio, molto tecnici mentre in questa occasione ho deciso di  comporre qualcosa per me e non per gli addetti ai lavori o per associazioni. E’ stata un’approfondita ricerca storica e nel settore del giallo d’autore dove si predilige l’ipotesi del complotto. Ho pensato di fare conoscere il Palladio a tutti in un modo in cui non siamo mai stati abituati. E’ una storia che avviene ai giorni nostri con uno sfondo glamour molto coinvolgente. Proprio in funzione del V° centenario della nascita ho pensato di proporre al pubblico questo tipo insolito di lettura”. Andrea di Pietro della Gondola il cui pseudonimo era appunto Andrea Palladio era padovano; nel suo libro si citano anche i suoi interventi architettonici delle nostre zone? “Il romanzo ha lo scopo principale di porre in evidenza Vicenza con le sue ville, i suoi palazzi e tutte le manifestazioni artistiche nel suo genere senza escludere il Palladio periferico. Parlo infatti di San Bonifacio, la bassa Vallata d’Alpone, Arcole, Albaredo d’Adige, Ronco all’Adige, Veronella, Noventa Vicentina e Lonigo. Ci sono anche interessanti accenni alla Battaglia di Arcole”. Che tipo di letture interessano a uno scrittore come lei? “Leggo molto i libri inerenti la parapsicologia che io chiamo paranormologia. Non è un termine che ho inventato io ma che certo definisce meglio la materia, infatti nella parapsicologia si definiscono quei fenomeni che avvengono in condizioni psicologiche mentre la paranormologia sono fenomeni che avvengono in condizioni normali. Approfondisco la storia delle religioni e mi interesso un po’ di tutto”. Quali sono gli hobbies preferiti? “Amo il teatro al punto tale che con mia moglie abbiamo da oltre dieci anni una piccola compagnia teatrale tramite la quale recitiamo prevalentemente le commedie di Carlo Goldoni. Quando ci muoviamo per i teatri lo facciamo solamente per motivi culturali, studio o beneficenza ma mai per lucro. La musica preferita. “Potrà apparire abbastanza strano ma prediligo la musica leggera italiana contemporanea soprattutto le canzoni di Domenico Modugno che in alcuni brani mi riportano ai miei diciotto anni risvegliando una moltitudine di ricordi importanti”. Programmi per il prossimo futuro? “Esercito come oculista da oltre trentasette anni e continuerò a fare il medico però vediamo come andrà il libro. Ho in mente qualcosa ma per ora non dico nulla”. Cosa c’è di personale ne “Il sigillo del Palladio” di Corrado Buscemi? “Ci sono le mie suggestioni avute da bambino, le mie letture, le mie esperienze e le mie impressioni. Ad esempio, nel mio romanzo parlo dei béguinage che erano una sorta di piccoli castelletti molto simili ai borghi, di origine monastica, presenti nel periodo medievale. All’incirca nel 1200 ci fu una grande riduzione della popolazione maschile che partiva alla volta della Terra Santa per le Crociate e le donne che si dedicavano alla cardatura della lana, alle preghiere ed alle opere buone decidevano di vivere assieme entro queste costruzioni racchiuse con chiesetta annessa. Questa tipologia di costruzioni che ho avuto modo di osservare recentemente nelle terre fiamminghe mi hanno particolarmente colpito”. Cosa vorrebbe dire ai suoi potenziali lettori? “ Il romanzo è ben articolato e incuriosisce molto quindi per chi vuole saperne di più dico semplicemente: andatelo a comprare”.