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Don Antonio Mazzi interviene a Montebello Vicentino sul tema del “disagio giovanile”

aprile 2008

Don Antonio Mazzi
Don Antonio Mazzi

Ragazzi insoddisfatti vestiti sovente in modo incomprensibile, appartati e isolati nei loro problemi, vincolati ad un telefonino che li lega agli amici, come un cordone ombelicale, tramite l’utilizzo degli short message service. Ragazzi annoiati e alla ricerca di stimoli che forniscano sensazioni forti o che comunque vadano a saturare la porzione mancante della loro psiche. Si sentono forti nel “branco” che diventa il loro punto d’identità. Crogiolo dove si iniziano a condividere le dipendenze, dove nascono le “baby gang”, dove la devianza comincia il percorso che la società fatica a recuperare. Abbiamo l’obbligo di aiutare questa fascia di popolazione che va alla deriva. Il range di età più esposta è dagli undici ai quattordici anni, definita anche pre-adolescenza mentre dai quattordici ai sedici parliamo di adolescenza nella sua fase più importante. Da quarant’anni in prima linea sul recupero dei giovani con problemi di dipendenze e altro tipo, Don Antonio Mazzi è intervenuto, lunedì tre marzo, presso il duomo di Montebello Vicentino sulla delicata tematica del “disagio giovanile”. La chiesa presa d’assalto dalle persone dimostra che il problema è sentito dalla popolazione che ha partecipato attiva. Gli argomenti approfonditi sono stati i più disparati. L’invito che ha maggiormente scosso le coscienze, rivolto ai genitori, è stato quello di cambiare radicalmente sistema di educare i figli. I giovani d’oggi sono diversi da quelli di trent’anni or sono; le provocazioni della società moderna sono insidiose e subdole e arrivano da tutte le direzioni. Don Mazzi punta il dito sugli educatori: “Insegnanti, genitori, catechisti, allenatori tutti voi dovete fare un’introspezione e modificare il vostro modo di educare i ragazzi. I figli vanno amati e non adorati! Debbono fare le loro piccole esperienze con la nostra supervisione. L’infanzia non deve essere un paradiso terrestre, hanno il diritto e il dovere di fare i loro errori”. Severo anche sulla tematica delle adolescenti che non sanno accettarsi e vogliono a tutti i costi diventare più belle. Presto si cade nel baratro dell’anoressia. “La bellezza, replica Don Mazzi, deve essere vissuta con equilibrio psichico, non deve essere provocazione. Le ragazze che perdono la bellezza interiore sono molto più difficili da recuperare dei maschi. Non perdiamo di vista la doppia dimensione della bellezza”. Il sacerdote, entra nei difficili problemi dell’adolescenza in punta di piedi, in modo ilare, innescando in chi lo ascolta un sorriso. Un improvviso cambiamento del tono della voce porta tutti bruscamente nella crudezza della realtà. “Cambiare è difficile ma migliorare si può. Anoressia per le ragazze e bullismo per i ragazzi. Alcolismo per ambo i sessi, questa è la fine che fanno i nostri ragazzi se non riusciamo a capire i loro momenti di gioia, di tristezza, di esaltazione, di emozione. Dobbiamo tenerli per mano e accompagnarli aiutandoli a discernere il bene dal male, in modo da fornirgli quell’importante patrimonio che li possa aiutare a camminare con le loro gambe in questa foresta di tentazioni che è la società moderna. In tanti anni di cammino al margine della società ho allestito una quarantina di comunità sparse per il mondo e vi assicuro che i problemi legati all’adolescenza fanno parte dei paesi ricchi, sviluppati. In Madagascar hanno il problema della fame, non si accorgono neppure di attraversare quella che noi chiamiamo adolescenza”. Importante e significativo è stato anche l’appello rivolto ai padri, che impegnati nel lavoro perdono di vista i valori importanti che tengono unita la famiglia ed aiutano i figli ad entrare nella vita. “L’infanzia è il tempo delle mamme ma l’adolescenza è il tempo dei padri. Leggevo sul Corriere della Sera della scorsa settimana che dieci milioni di quarantenni in Italia soffrono della sindrome di Peter Pan. Basta! E’ giunto il momento di prendersi le proprie responsabilità. I papà non possono più essere latitanti con i figli, debbono camminare assieme. In Inghilterra le baby gang seminano il terrore nei quartieri di Londra se non vogliamo che tra qualche anno ci accada la medesima cosa dobbiamo assolutamente intervenire, ognuno svolgendo il proprio ruolo”.  Termina verso le ventidue e trenta il prezioso contributo di Don Mazzi al quale abbiamo rivolto l’ultima domanda circa il ruolo rappresentato dalla televisione e dal cinema nella sfera giovanile: “Tutto da cambiare, messaggi falsi di illusioni che influiscono negativamente nella psiche dei ragazzi, dalla pubblicità ai programmi dedicati ai giovani. Sono messaggi assolutamente negativi che non agevolano il difficile lavoro degli educatori”.