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La strada dei Martiri delle Foibe

settembre 2008

Il consigliere Paolo Rosin della lista Civitas Leonicena, ha presentato un’interrogazione scritta al sindaco circa gli standard di urbanizzazione secondaria nelle zone industriali, facendo presente che il comune di Lonigo in passato alle ditte lottizzanti ha richiesto solo il 10% dell’area interessata quale standard di urbanizzazione primaria. A suo parere avrebbe dovuto chiede un ulteriore 10% della area complessiva

 

L’interrogazione presentata in consiglio comunale circa due anni orsono dal consigliere Paolo Rosin capogruppo della lista Civitas leonicena “sull’edilizia creativa” di Contrà della Fiera”, ha prodotto e sta causando ancor oggi un effetto tsunami nel piccolo mondo antico ( e non solo) della politica leonicena. Il nostro mensile aveva classificato l’intervento del consigliere della Civitas Leonicena come un “Rosin gate” per gli effetti devastanti che avrebbe potuto causare. Le motivazioni della richiesta di archiviazione del pubblico Ministero Alessandro Severi sono ancora lì a dimostrare che la nostra previsione era azzeccata. Agli inizi della scorsa estate il consigliere Rosin ha presentato al sindaco Marchetto una seconda interrogazione scritta sugli standard di urbanizzazione secondaria nelle zone industriale. La supposta mancata applicazione del “ 10% più 10%” ( tutta da verificare ndr) rischia di trasformarsi in un Rosin gate 2.  Inutile precisare che i commenti sull’iniziativa politica dell’ing. Rosin sono improntati alla massima cautela. Il sindaco Marchetto, ad una nostra precisa richiesta, ci ha risposto che per  chiarire i termini dell’interrogazione presentata ha dato incarico ad un’ apposita commissione di esperti. Un ex assessore della passata amministrazione Boschetto, alla nostra domanda, risponde ponendone una seconda:” Ma siamo sicuri che Rosin non abbia preso un granchio? E nel caso avesse ragione, che cosa aspetta l’attuale sindaco ad intervenire? Il tema della urbanizzazione secondaria è molto complessa e di difficile interpretazione”.A colloquio con il consigliere Paolo RosinIng. Rosin  la maggior parte dei leoniceni non ha compreso le spiegazioni tecniche da lei fornite nella bacheca della Civitas Leonicena circa questa quota del 10% circa gli standard di urbanizzazione…  “Per urbanizzare un’area da campagna ad una destinazione d’uso produttiva quindi artigianale, industriale o commerciale, la legge veneta urbanistica disciplina in modo chiaro questo tipo di operazione: per un’area non abitata dall’uomo, ma che di li a poco lo sarà si rende necessaria la costruzione di aree per dei servizi. Esistono aree primarie o essenziali: strade, verde, parcheggio, marciapiede e i relativi servizi a rete come acqua, luce e gas. Genericamente queste aree vengono comprese in quelle che sono le opere di urbanizzazione. Ci sono opere di urbanizzazione essenziali come le strade con i sottoservizi ed i marciapiedi che nei casi delle zone produttive industriali e artigianali non vengono conteggiate ai fini del soddisfacimento degli standard urbanistici. Esistono altre aree da destinare genericamente a verde, parcheggio e altre ancora di interesse collettivo, definiti standard primari e secondari. La norma veneta e ancor prima il decreto 1444 del 1968 diceva che a seconda delle varie fattispecie esiste un rapporto dimensionale fisso in mq o in percentuale tra ciò che si va ad insediare e ciò che deve essere corrisposto, nel caso del residenziale l’elemento di riferimento è l’abitante equivalente.”. In quale misura sono conteggiate le percentuali di riferimento? “Per determinare l’abitante  equivalente per la zona residenziale la legge ha stabilito che esso deve disporre di 150 metri cubi. Ipotesi: in una zona dove si edificano 1500 metri cubi, divido per 150 e ottengo 10 che è il numero degli abitanti equivalenti e per ognuno del quale la legge stabilisce 6 mq di verde e 3.5 mq di parcheggio. Nel produttivo generalmente gli standard sono individuati in parcheggi e verde. L’articolo 25 della legge regionale del ’61 dice che in ogni area il 10% dev’essere destinato a standard primari e il 10% a standard secondari e non fornisce la divisione tra verde e parcheggio, ma indica solo la quota”. Cosa si intende per standard secondario?“Si tratta di aree che servono a livello generale di PRG per fornire zone d’interesse collettivo come le chiese, le scuole, gli ospedali e i parchi d’interesse cittadino vedi le oasi, mentre la primaria serve specificatamente per chi vive in quella specifica zona. Quando si trasformano aree industriali ampie, può accadere che lo standard secondario non sia possibile reperirlo integralmente. In tal caso la legge prevede che ci sia una scissione tra una quota minima che dev’essere ceduta e un’altra quota che può essere monetizzata, in altre parole non ceduta ma pagata in modo che il comune con i soldi percepiti possa andare a comprare la stessa area da un’altra parte per sviluppare lo standard. Nel nostro caso è stato saldato solo il primo 10%”. A cosa dobbiamo questo mancato pagamento della seconda quota? “ Il mancato pagamento della seconda quota del 10% si deve probabilmente alle norme tecniche di attuazione del comune di Lonigo che hanno creato confusione.  Nella zona artigianale e industriale di espansione, all’articolo 5.5 la norma scrive: <<nella redazione degli strumenti attuativi sono da individuarsi e cedere al comune aree per verde attrezzate a parcheggi nella quantità prevista dalla legge regionale 61-85, cioè una quota pari 10% dell’area totale>>. Su questa citazione ambigua si è “giocato” soprattutto nell’interpretazione che è stata fornita dopo la virgola. Avendo citato la legge regionale 61-85, ci si deve riferire al testo che dice 10% + 10%. Invece è stato fatto un inciso evidenziando una sola quota del 10%”.

Paolo Rosin
Paolo Rosin

Quali possono essere le conseguenze ? “E’ molto semplice: supponiamo che l’area da trasformare sia ipoteticamente un quadrato, e che si debba sedere una porzione del 10% del primario e una del 10% per il secondario. Nel caso si ometta di cedere la seconda quota essa viene venduta come l’area produttiva, quindi che ha urbanizzato l’area. Ad esempio su 100.000 mq. i 10.000 mq che dovrebbero essere andati al comune sono stati venduti come area da capannoni. Con questo “gioco di interpretazione” qual è il guadagno e di contro la perdita per le casse del comune? Nella mia tabella ho evidenziato una perdita di terreno di circa 26/27 mila mq. Per quanto riguarda gli euro, facendo una stima cautelativa di circa 50€ al mq cosa che non esiste, ne deriva una somma di circa 1.800.000,00 €”. Questo per quanto riguarda la parte economica e legata al terreno. Risvolti dal punto di vista penale? “Sicuramente ci sarà un’evoluzione. Qualcuno dovrà pur dare delle spiegazioni ed essendo una pratica consolidata non sarà facile. La risposta che mi ha fornito il sindaco Marchetto è vaga, dice “l’han fatto gli altri”. Si tratta invece di un ammanco nelle casse comunali.Lo scenario che si aprirà adesso è di andare a chiedere a chi non ha dato di dare, i termini prescrittivi sono decennali. Ci sarà quindi la possibilità di un contenzioso con il privato. Oppure non accadrà nulla, ma la Corte dei Conti che dirà? Andrà a verificare chi ha sbagliato e comminerà in solido la rifusione della perdita all’ente”.