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Coldiretti: la riforma O.C.M. danneggia il Made in Italy

Diego Meggiolaro
Diego Meggiolaro

13 aprile 2008

 

E’ arrivato il momento che il Presidente di Coldiretti Diego Meggiolaro aveva previsto. La riforma europea di mercato del settore vitivinicolo (O.C.M.) ha autorizzato, sotto la pressione dei nuovi paesi aderenti all’Unione Europea la produzione di vino ottenuto dalla fermentazione di frutta diversa dall’uva. Al Vinitaly era presente uno stand ungherese che presentava vino ottenuto dalla fermentazione dei lamponi e del ribes, scoperto proprio da Coldiretti. Una pratica enologica, commenta Meggiolaro, che altera la natura del vino, storicamente e tradizionalmente ottenuto interamente dall’uva. Il mancato rispetto di tale principio ha concesso ai Paesi del Nord la possibilità di utilizzare lo zucchero di barbabietola per sopperire la scarsa vocazione territoriale senza fornire alcuna indicazione al consumatore. L’Italia non ha saputo portare le giuste istanze in sede europea per impedire una riforma che trova tutti assolutamente svantaggiati dai produttori ai consumatori. Ciò che è peggio, continua Meggiolaro, è che in questo modo si agevolano le truffe e le sofisticazioni come la recente cronaca ha dimostrato. Una situazione aggravata dal via libera comunitario all'arrivo sul mercato di vini da tavola senza alcun legame territoriale che potranno riportare con grande evidenza in etichetta termini come Vernaccia, Prosecco, Aglianico, Sagrantino e Montepulciano, creando confusione con le prestigiose denominazioni di origine nazionali. Un quadro preoccupante  che rischia di vanificare i successi ottenuti sul mercato, spesso in solitudine, dalle migliori imprese italiane nel settore vitivinicolo che nel 2007 ha realizzato complessivamente una produzione nazionale di circa 43 milioni di ettolitri con la conquista del primato di prodotto alimentare made in Italy più esportato. Il vino made in Italy, conclude il presidente Diego Meggiolaro, ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro, 3,2 dei quali attraverso l'export, con quasi il 60% della produzione destinata ai 469 vini nazionali Doc, Docg e Igt.