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 Dicono che la morte sciolga

ogni cosa, tranne 

i pensieri che rimarranno in eterno, tramandati, raccontati, scritti,

ma restano.

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Il trapianto di cuore mi ha cambiato la vita

13 dicembre 2006

 

Nel petto di Fiorenzo Dal Brun, uomo di profonda cultura di 56 anni, dal 25 gennaio del 2003, batte il cuore di un vent’enne. La sua voce pacata e tranquilla inizia un racconto commovente e toccante:

il primo di gennaio del 2003 venivo colpito per la seconda volta da un infarto cardiaco, quella stessa sera Giorgio Gaber lasciava questa terra e francamente avrei preferito che fosse toccata a me, non fosse altro che per un contributo alla cultura. Ironia a parte sono trascorsi ormai quattro anni e la mia vita da quel tempo è radicalmente cambiata, ho smesso di fumare ed ora sto benissimo, ho smesso di bere quel bicchiere di vino che tutti ci permettiamo a tavola, sono letteralmente un altro uomo. Ora il pensiero che mi viene è che non tutto il male viene per nuocere. Sono sempre io ma fisicamente sto meglio ora, a parte qualche limite imposto dai farmaci che mi somministrano. Sto bene con la mente, anche se in questi quattro anni ho alternato periodi di euforia a depressione, probabilmente dovuto al cocktail di farmaci. Un rimpianto che ho è che ora non potrei più tornare a giocare a tennis, sport che amavo. Oggi sono un invalido civile all’87%. Il rimorso è quello che un tempo mi trascuravo moltissimo. Oggi ho trovato una grande serenità d’animo ed equilibrio mentale. Una volta forse dormivo meglio, mentre dopo l’operazione riposo per brevi periodi poi mi sveglio. Ho visto la morte in faccia anche se non ero perfettamente cosciente, mi ricordo che ero molto nervoso e cattivo con le infermiere, forse intontito dalle medicine. Avevo capito che potevo morire ma non avevo paura, ero quasi rassegnato e poi non provavo dolore anche se ricordo che pativo molto la sete. Non mi spaventava l’idea di morire, ormai faceva parte di me. L’istinto di sopravvivenza mi ha certamente aiutato ma la fortuna, se vogliamo chiamarla così, è stata che è arrivato un cuore compatibile molto presto. Era il venticinque di gennaio del 2003 ed era un sabato sera, probabilmente un incidente, un ragazzo giovane, poco più che vent’enne mi donava il suo cuore e mi dava un’altra possibilità. Non finirò mai di ringraziare la generosità di questa famiglia che nel dolore della profonda disgrazia ha saputo compiere un gesto d’amore di tali proporzioni. Se li incontrassi sarei davvero imbarazzato e non saprei che dire. Il loro figlio è con me!

Un suggerimento che sento di dare a chi abusa un po’ della propria salute è di volersi più bene prima che accada l’irreparabile. La gente purtroppo non accetta consigli, deve sempre provare sulla propria pelle.