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Il Teatro di Bruno Scorsone

dicembre 2008

Bruno Scorsone, attore e regista vive a Brendola. Da oltre quindici anni porta il teatro nelle scuole di Verona Vicenza e Padova. Da novembre 2008 ha dato vita alla prima Compagnia Stabile Di Teatro della Bottega di Pappamondo, interamente costituita di bambini, ovvero piccoli attori che hanno studiato con Bruno, tre o quattro anni per cui artisticamente validi e pronti per affrontare il palcoscenico. Debutteranno ad aprile con lo spettacolo "Pinocchio un burattino senza fili", un musical dove reciteranno, balleranno e canteranno. Questo spettacolo sarà a disposizione di tutte quelle associazioni, ospedali, case famiglia, case alloggio che ospitano e si prendono cura dei bambini, per una raccolta fondi.

Da quando la compagnia teatrale, “l’Accademia Artistica Pappamondo”, è entrata nel circuito Gassman, è diventata “Bottega Teatrale di Pappamondo” . Il viaggio artistico di Bruno inizia all’età di sei anni. Un giorno la maestra gli chiese che cosa volesse fare da grande e lui timidamente rispose l’attore. L’insegnante rise perché il piccolo Scorsone aveva una lieve balbuzie che lo limitava e trovava improbabile il suo sogno. Nelle recite scolastiche gli venivano sempre affidate parti inanimate che non richiedessero l’utilizzo della parola. Alla scuola media però, accade qualcosa di inaspettato e quasi miracoloso per Bruno. Conosce il professor Luongo che gli affida, in una recita scolastica, la parte di Titino, uno dei tre figli di Liolà, la commedia di Luigi Pirandello. Questa è stata la cura che gli ha permesso di uscire da un problema che per la vita gli avrebbe imposto ritmi differenti. Il tuo primo debutto quando è avvenuto? “La mia avventura artistica mi riserva novità assolute ogni volta che ho la fortuna di salire su un palcoscenico. Credo di non avere mai debuttato ufficialmente, a 18, 19 anni mi piaceva cantare, ballare e recitare e penso che artisticamente con musical “Jesus Christ Superstar” sia avvenuto il mio debutto”. Dove ha sede La Bottega Teatrale Pappamondo? “Si trova a Vò di Brendola dove c’è la sala prove e l’ufficio presso il teatro. Fortunatamente abbiamo una perla in provincia dove Carlo De Guio, presidente dell’Associazione Sala della Comunità e tutto lo staff mi da la possibilità di lavorare e di esercitarmi, di fare conoscere ai bambini, ai ragazzi e agli adulti questa magnifica arte e perciò ogni settimana ci troviamo per esprimerci”. Come ti scegli gli attori?Non stimo coloro che fanno casting perché penso che un attore teatrale debba crescere col regista o con il docente, settimana dopo settimana. Un giorno ho commesso l’errore  di fare delle selezioni per un progetto importante; chi arriva convinto di sapere già dopo poco non tira fuori più nulla da se stesso. A me piace lavorare con i timidi, quelli che non sanno articolare bene, quelli che si muovono goffamente. Mi piace crescerli, stimolarli, punzecchiarli e anche richiamarli quando serve. Da poco è entrato in compagnia Riccardo Averaimo di 23 anni che sta studiando teatro in una scuola romana. Il 6 gennaio debutteremo al teatro di Vo’ di Brendola con “L’avaro Gallo” della Fattoria Goldoni e si tratta del primo Goldoni per bambini in Italia”. Parlaci della “Collina delle fate”.Questa idea è partita dall’amministrazione comunale di Brendola con la direzione di Mario Del Monte e con la collaborazione dell’ex assessore ai servizi sociali Elio Lunardi. C’era la possibilità di fare un corso di teatro della durata di tre anni con i ragazzi disabili di Brendola: il prima si sviluppava un progetto teatrale, il secondo musicale e ci mancava qualcosa, per il completamento artistico, che potesse portare in giro la loro esperienza. Essendo i ragazzi disabili ed avendo difficoltà nel portarli in tournee abbiamo pensato di creare un film da distribuire. Ho voluto che partecipassero anche le altre associazioni per dimostrare che il disabile può collaborare perfettamente con le persone che non portano handicap. Il film si intitola appunto “La collina delle fate” ed è la storia di un padre che dopo molti anni di emigrazione torna al paese e trova tutto cambiato. Gira per le strade, per i boschi, va a vedere dove un tempo viveva la sua famiglia e vede i ragazzi disabili che erano i suoi compagni di gioco di un tempo. E’ stato un viaggio nei ricordi. I ragazzi sono stati meravigliosi e li porterò sempre nel cuore”. Hai qualche pubblicazione all’attivo?Con Paola Callandria ho scritto alcune fiabe che sono state pubblicate in un cd dal titolo “Viaggio a Pappamondo”. Paola, cura invece i testi per la sezione ragazzi ed ha scritto un libro in linguaggio espressivo cioè con le parole trasformate graficamente. Questo per agevolare i bambini dislessici a capire meglio la parola e a trasformarla. Il libro si intitola “La chiave d’oro”.