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Genitori a scuola per imparare a capire i propri figli

marzo 2008

Don Antonio Mazzi
Don Antonio Mazzi

Sarebbe importante riuscire per lo meno a capire se sono i figli ad essere assolutamente diversi dai ragazzi di un tempo o se siano i genitori che non riescono a svolgere più il compito degli educatori. Ho l’impressione che ci troviamo davanti ad una generazione sedotta dal consumismo, affascinata dai videogiochi, computer, lettori mp3, sensibile all'alcol, bulla, immersa solo nel presente e trasformata dai genitori nella generazione dei cicciobelli-tirani. Forse il Ministro Padoa Schioppa non a caso ha dato dei "bamboccioni" ai nostri giovanotti. In una valida collaborazione educativa i genitori debbono saper dialogare tra loro e ciò non significa essere sempre d’accordo sulle strategie educative ne apparire agli occhi del figlio una persona sola. E’ importante che papà e mamma si dicano reciprocamente come ci si vede nei panni di educatori e soprattutto cosa pensi l’uno dell’altra per poter dare il meglio di sé ai ragazzi. Bisognerebbe avere anche un pizzico d’umiltà e non dare per scontato che il proprio metodo sia sempre il migliore. Imparare reciprocamente è un arricchimento inestimabile. I periodi più critici dei nostri ragazzi sono dagli undici ai quattordici anni, la pre-adolescenza e dai quattordici ai sedici, l’adolescenza. Lo scorso tre marzo, nel duomo di Montebello Vicentino, Don Antonio Mazzi è intervenuto sulla delicata tematica del “Disagio Giovanile”. La chiesa, letteralmente gremita di persone, vedeva, con grande sorpresa del relatore, la maggiore presenza di padri. Gli argomenti approfonditi sono stati i più disparati. L’invito che ha maggiormente scosso le coscienze, rivolto ai genitori, è stato quello di cambiare radicalmente sistema di educare i figli. I giovani d’oggi sono diversi da quelli di trent’anni or sono; le provocazioni della società moderna sono insidiose e subdole e arrivano da tutte le direzioni. Don Mazzi punta il dito sugli educatori: “Insegnanti, genitori, catechisti, allenatori tutti voi dovete fare un’introspezione e modificare il vostro modo di educare i ragazzi. I figli vanno amati e non adorati! Debbono fare le loro piccole esperienze con la nostra supervisione. L’infanzia non deve essere un paradiso terrestre, hanno il diritto e il dovere di fare i loro errori”.Severo anche sulla tematica delle adolescenti che non sanno accettarsi e vogliono a tutti i costi diventare più belle. Presto si cade nel baratro dell’anoressia. “La bellezza, replica Don Mazzi, deve essere vissuta con equilibrio psichico, non essere provocazione. Le ragazze che perdono la bellezza interiore sono molto più difficili da recuperare dei maschi. La bellezza ha una doppia dimensione”. Il sacerdote, entra nei difficili problemi dell’adolescenza in punta di piedi, in modo ilare, innescando in chi lo ascolta un sorriso. L’improvviso cambiamento del tono della voce porta tutti bruscamente nella crudezza della realtà. “Cambiare è difficile ma migliorare si può. Anoressia per le ragazze, bullismo per i ragazzi. Alcolismo per ambo i sessi, questa è la fine che fanno i nostri ragazzi se non riusciamo a capire i loro momenti di gioia, di tristezza, di esaltazione, di emozione. Dobbiamo tenerli per mano e accompagnarli aiutandoli a discernere il bene dal male, in modo da fornirgli quell’importante patrimonio che li possa aiutare a camminare con le loro gambe in questa foresta di tentazioni che è la società moderna. In tanti anni di cammino al margine della società ho allestito una quarantina di comunità sparse per il mondo e vi assicuro che i problemi legati all’adolescenza fanno parte dei paesi ricchi, sviluppati. In Madagascar hanno il problema della fame, non si accorgono neppure di attraversare quella che noi chiamiamo adolescenza”. Importante e significativo è stato anche l’appello rivolto ai padri, che impegnati nel lavoro perdono di vista i valori importanti che tengono unita la famiglia ed aiutano i figli ad entrare nella vita. “L’infanzia è il tempo delle mamme ma l’adolescenza è il tempo dei padri. Leggevo sul Corriere della Sera della scorsa settimana che dieci milioni di quarantenni in Italia soffrono della sindrome di Peter Pan. Basta! E’ giunto il momento di prendersi le proprie responsabilità. I papà non possono più essere latitanti con i figli, debbono camminare assieme. In Inghilterra le baby gang seminano il terrore nei quartieri di Londra se non vogliamo che tra qualche anno ci accada la medesima cosa dobbiamo assolutamente intervenire, ognuno svolgendo il proprio ruolo”.